Zone di libera inflessione – Maria Tindara Azzaro, Enzo Calò, Giusi Sferruggia

Foto di Davide D’Ambra

L’operazione corale a cura di Carlo Corona (+ Osservatorio Futura) coinvolge tre artiste e artisti siciliane-i: Maria Tindara Azzaro, Enzo Calò e Giusi Sferruggia.

In questo secondo focus su base regionale, pensato da Francesca Disconzi e Federico Palumbo, emerge una volontà metodologica e curatoriale avviata lo scorso anno con la mostra “Non rimane che volare, Generazioni a confronto 1988-1999”, curata insieme a Giuseppe Amedeo Arnesano. 

Il processo, replicabile su diverse aree geografiche, si formalizza in questa occasione espositiva attraverso l’invito di Carlo Corona, curatore indipendente con base a Palermo.

«La mostra scaturisce da diverse suggestioni evocate da immagini e da un modello culturale che, giunto fino a noi, racconta di un passato lontano, quello del Barocco, la cui grandezza risiede non nelle parole, ma nelle immagini che si piegano, si aprono, si svelano e si rincorrono all’infinito, in un perpetuo movimento di energie e valori, azioni e accadimenti, forme e significati», racconta Carlo Corona.

Zone di libera inflessione, attraverso lo sguardo curatoriale, analizza e intreccia il panorama espositivo nell’arco temporale compreso tra il 1984 e il 1999, prendendo in esame il lavoro di artiste e artisti che si sono formati e tuttora lavorano in Sicilia e in modo particolare a Palermo.

Il fine del progetto è quello di ragionare su differenti pratiche e tematiche, con un particolare focus sul luogo. Da qui la selezione ragionata di artiste e artisti che hanno avuto un contatto diretto con la Sicilia, al fine di individuare, laddove è possibile, una matrice e linea di ricerca comune. 

Successivamente, verrà presentato il catalogo con in apertura il testo critico di Daniela Bigi, curatrice indipendente e docente. 

Maria Tindara Azzaro è nata a S. Agata di Militello nel 1999 e vive tra Caronia, in provincia di Messina, e Palermo, dove è attualmente iscritta al corso di Diploma di II livello in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti.

La sua ricerca si concentra sulla relazione tra l’oggetto di una realtà reinterpretata e lo spazio che lo include, nonché sullo spazio proprio della sua superficie, che rappresenta la tridimensionalità dell’oggetto stesso: la piega modella la superficie e rappresenta, al contempo, lo spazio nella sua tridimensionalità, trasformando così la superficie da semplice involucro a un sistema che genera spazio autonomamente, dove la percezione dell’oggetto avviene attraverso il contatto superficiale. Questo modus operandi mira a creare una nuova forma di paesaggio, ottenuta dall’alterazione della superficie delle forme, che esplori le questioni relative alla percezione dello spazio e della realtà.

Tra le mostre: Klasse 2, mostra collettiva, Haus der Kunst – Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo, 2024; Effimera, mostra mercato, Brolo (ME), 2024.

Enzo Calò, nato a Palermo nel 1984, vive tra Madrid, Tenerife e la sua città natale, dove si è formato come scenografo presso l’Accademia di Belle Arti, partecipando congiuntamente all’Osservatorio Arti Visive, fondato nel 2008 da Daniela Bigi, Gianna Di Piazza e Toni Romanelli all’interno dell’Accademia. È tra i fondatori de La Siringe, un artist-run space a Palermo e uno dei più vivaci della scena italiana, insieme a Gabriele Massaro e Davide Mineo.

La sua ricerca artistica si concentra sulle caratteristiche dei luoghi, sulle tracce architettoniche accumulate nel tempo dai popoli e sulle loro relazioni. Dopo un’analisi pittorica della creazione di ambienti astratti e una contemplazione sulle forze sinergiche del microcosmo e dei corpi celesti, l’artista conquista il territorio tridimensionale realizzando sculture effimere che creano degli habitat percorribili dall’uomo, stabilendo contemporaneamente una connessione con lo spazio architettonico circostante. Le strutture sono smontabili e itineranti, pronte a favorire un’interazione continua tra luoghi diversi.

Ha esposto in mostre personali e collettive (selezione): Habitación 112, Petit Palace Santa Barbara, Madrid, 2022; Parallelo, testo di Marcello Carriero, Studio Mascal, Palermo, 2019; Dysgraphia, a cura di Carla Marti Romero, Sala de Exposiciones de la Biblioteca General de Humanidades, Tenerife, 2013; Scritture d’artista, a cura di Enzo Patti e Nicolò D’Alessandro, Palazzo Sant’Elia, Palermo, 2018; Liber fare, a cura di Enzo Patti e Toni Romanelli, Palazzo Ziino, Palermo, 2018; Liber fare, a cura di Gianna Di Piazza, Toni Romanelli, Mario Zito, Ermanno Tedeschi e Flavia Alaimo, Officina della Scrittura, Torino, 2018; Attraverso i punti, a cura di Daniela Bigi, Gianna Di Piazza e Toni Romanelli, Palazzo Ziino, Palermo, 2017. 

Giusi Sferruggia, nata nel 1992, vive a Palermo e frequenta il corso di II livello in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti, dove si confronta con artisti come Toni Romanelli, nel corso di Anatomia Artistica, e Fulvio Di Piazza, nel corso di Pittura, entrambi figure di riferimento per lei e per molti artisti emersi negli ultimi anni.

La sua ricerca affonda le radici in un’analisi meticolosa dell’ordinario, delle modalità dello stare al mondo e dei materiali che ne costituiscono il contorno. Pur rimanendo profondamente legato a un’idea di pittura, infatti, il suo lavoro si sviluppa nello spazio, occupandolo, spinto dall’interesse dell’artista per i più diversi materiali e tecniche. Il ragionamento sull’esistenza si accompagna a quello sul corpo, prima immediata forma dell’esserci, e i materiali utilizzati dall’artista si snodano nell’ambiente ricalcando il pulsare della vita, divenendo organi di un corpo non umano.

Ha esposto: Sospensione orizzontale, a cura di Alessia Coppolino, La Siringe, Palermo, 2022; Polizzi generosa arte contemporanea, mostra collettiva, a cura dell’Accademia di Belle Arti, Palazzo della Cultura, Polizzi Generosa, 2021; Progetto Qanat 2, bi-personale con Laura Scalia, Studio Mascal, Palermo, 2018; The island is what the sea sorrounds, mostra collettiva, a cura di Maren Richter, St. Elmo Examination Centre, Valletta (Malta), 2018; Der natur entommen 31, mostra collettiva, Haus der Kunst – Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo, 2015.

Nato a Palermo nel 1997, Carlo Corona è un giovane critico d’arte che ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo, conseguendo la laurea di I e II livello in Didattica dell’Arte e Mediazione Culturale del Patrimonio Artistico, formandosi attraverso la frequentazione dell’Osservatorio Arti Visive, istituito in seno all’Accademia nel 2008 da Daniela Bigi, Gianna Di Piazza e Toni Romanelli. 

I suoi studi, incentrati sulla storia dell’arte del secondo Novecento, sono confluiti in una tesi, seguita da Daniela Bigi, che analizza la scena artistica italiana con particolare attenzione agli spazi autogestiti e ai linguaggi del dibattito artistico attuale, e, al termine della sua specializzazione presso l’Accademia, la sua indagine, nata grazie al dialogo con Toni Romanelli e successivamente seguita da Giuseppe Buzzotta, esplora l’influenza delle ricerche artistiche del Novecento su quelle attuali. 

Dal 2020, è membro del team de L’Ascensore, uno dei luoghi autogestiti più attivi in Italia, un’esperienza che gli ha permesso di seguire da vicino la scena artistica emergente e di comprendere le dinamiche del sistema contemporaneo, collaborando nell’organizzazione degli eventi; dal 2022 ha svolto uno stage presso la rivista di settore “Arte e Critica” e, dal 2024, è tra i collaboratori della redazione, un’esperienza che gli permette di condurre ricerche approfondite su argomenti artistici e culturali, esplorare le ultime tendenze del mondo dell’arte contemporanea e sviluppare una visione critica nei confronti delle mutevoli dinamiche del panorama attuale.

Attualmente, è iscritto al corso di laurea magistrale in Storia dell’Arte presso l’Università degli Studi di Palermo.